Roma, 23 maggio 2025 – Il mare rischia di diventare la pattumiera del mondo. È allarme sulle plastiche e microplastiche che pervadono non soltanto i mari, ma anche gli esseri viventi che lo compongono finendo così nella catena alimentare e quindi nel corpo umano. Se n’è parlato oggi a Trieste nel corso di un convegno promosso dalla Fondazione Italiana Biologi (Fib) dal titolo “One Health micro/nanoplastiche: impatto sull’ambiente e sulla salute umana”. Relatori dell’evento organizzato da Franco Andaloro, Elisabetta Edalucci e Bruna Scaggiante insieme al Presidente Fib e Fnob, Vincenzo D’Anna i massimi esperti del settore, scienziati e biologi che si occupano di un settore delicato e ancora da esplorare come la biologia marina. “La biologia – come ha più volte sottolineato il presidente Fib D’Anna -, si conferma essere la scienza del futuro per la salvaguardia della salute umana”. Il tema delle micro plastiche è quanto mai attuale e ci riguarda da vicino: dall’ambiente esterno al corpo umano: “infatti – ha dichiarato il professor Franco Andaloro biologo marino e componente scientifico Fib -, ingeriamo anche inconsapevolmente le micro plastiche che invadono i nostri mari e le sue creature finendo sciaguratamente nella catena alimentare”. La presenza delle microplastiche nei diversi tessuti, le correlazioni con patologie infiammatorie e degenerative sono un dato preoccupante che desta scalpore e fa paura. Nel corso della sessione mattutina c’è stato un focus sul mar Adriatico. Nel corso del convegno che si conclude domani saranno presentati gli effetti delle micro e nano plastiche negli ecosistemi marini e terresti, le tecniche per il monitoraggio, gli interventi di bonifica e le proposte per ridurre l’impatto delle micro e nano plastiche sulla salute di ambiente, animali e uomo. Nella prima giornata si è ampiamente parlato anche della rivoluzionaria scuola di biologia marina e biodiversità, un polo d’eccellenza per la ricerca e la formazione scientifica ed un’opportunità per i giovani e gli scienziati. Un progetto che mira alla tutela e valorizzazione dell’ecosistema dello Stretto di Messina, considerato uno dei mari con la più alta biodiversità al mondo.
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